Quanto incide il disegno dell’attaccatura frontale dei capelli sul realismo della tricopigmentazione? Tantissimo.

Attaccatura frontale capelli Ogni qualvolta non sia presente un’attaccatura naturale dei capelli o nei casi in cui questa sia insufficiente per via di un diradamento, l’effetto generale ne subisce i danni. Il disegno dell’attaccatura frontale dei capelli è una fase importante e preliminare del lavoro di tricopigmentazione.
L’hairline necessita di un’attenzione e di una qualità di tecnica pari a quella impiegata per la pigmentazione di tutto il resto dello scalpo.
Se l’obiettivo della tricopigmentazione è quello di conferire al disegno del capello un realismo tale da renderlo indistinguibile all’occhio comune è anche vero che la naturalezza è data dalla forma, dall’intensità e dalla eventuale sfumatura presenti sulla linea frontale del capello.

La scelta del cliente

In assenza di un’attaccatura naturale dei capelli generalmente il cliente richiede subito che l’attaccatura sia evidente, ben marcata e allo stesso tempo che sia anche piuttosto avanzata. Questa esigenza nasce dal fatto di voler risolvere subito e contrastare tutto quel disagio psicologico subito per via della calvizia, riottenendo ciò che è stato “tolto”.
È importante quindi comprendere subito che questa strada non è la scelta migliore per 2 motivi:

1) Non esiste un’attaccatura perfetta per tutti, quindi è buona pratica fare una scelta in base all’etnia, all’età e alla morfologia del viso.

2) Optare subito per un’attaccatura molto abbondante, marcata e dai margini netti significa fare una scelta che obbliga a non poter tornare indietro finché il pigmento non viene riassorbito e scompare (circa 2 anni).

Un buon lavoro di tricopigmentazione conferisce un realismo dell’effetto tale che una comune persona che guarda, anche a poca distanza, non si accorge del trucco. Tuttavia, a causa di un’attaccatura marcata, netta e dalla forma improbabile, possiamo capire subito che qualcosa non va. Questo perché l’effetto è innaturale, anche se i puntini sono ben eseguiti.

Ecco due casi in cui l’effetto risulta innaturale per via dell’attaccatura:

 

I buoni consigli

Il consiglio è innanzitutto quello di mantenere un minimo di stempiatura a seconda dell’età del soggetto e nel caso in cui l’etnia sia caucasica o comunque non sudamericana/africana (con pelli scure), questo perchè un’attaccatura generosa e spesso squadrata è tipica di tali etnie… molto più rara invece in soggetti europei o mediterranei.
La curva dell’attaccatura dovrebbe rispecchiare una curva “di Gauss”, quindi una specie di campana e non tagli squadrati o a V… specie una V concava.
Un vantaggio della tricopigmentazione semipermanente è quello di poter modificare l’attaccatura nel tempo, anche arretrandola un poco. Tuttavia è sempre bene partire da un’attaccatura non troppo bassa (specialmente sulla pelle della fronte corrugata). Chi si sottopone a tricopigmentazione per la prima volta dovrebbe seguire il consiglio del tricopigmentist. Eventualmente si potrà richiedere un abbassamento dell’attaccatura nel tempo, quando si prende confidenza con il nuovo look e si hanno le idee più chiare.

E’ altrettanto importante optare per un’attaccatura con un po’ di sfumatura, quindi evitando margini netti. Ciò è reso possibile dalla tecnica del tricopigmentista e allo stesso tempo dalla presenza di una pigmentazione generale non troppo intensa. La sfumatura rimane ancora più importante sulla zona parietale, laddove generalmente il capello è più fino e rado. Questo contribuirà a realizzare un effetto finale completamente naturale e soddisfacente.

Non tutti i tricopigmentisti possiedono le tecniche per conferire naturalezza all’hairline, quindi è sempre buona norma verificare i lavori già eseguiti e le qualifiche professionale di chi andrà ad effettuare il trattamento.

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